venerdì 31 luglio 2015

GOVERNO RENZI. LA BUONA SCUOLA DEGLI INCOMPETENTI. REDAZIONE, Selezione dei prof, si cambia Classi di concorso tagliate di 1/3, CORRIERE DELLA SERA, 31 luglio 2015

Il Consiglio dei Ministri ha avviato l’esame del Regolamento di revisione delle classi di concorso che vengono rese coerenti con gli indirizzi di studio della riforma delle superiori avviata nel 2010 dall’allora ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini e adeguate ai titoli universitari dell’attuale ordinamento. Le classi di concorso indicano, attraverso un codice alfanumerico, l’insieme di materie che possono essere insegnate da un docente. Ogni classe prevede specifici titoli di accesso ai percorsi abilitanti. Una giungla di lettere e numeri. Solo per fare qualche esempio, A59 è la classe di concorso per chi aspira a insegnare matematica e scienze alle medie (in un caso su due si tratta di laureati in Biologia). A47 quella per i prof di matematica nel biennio dei licei e nei 5 anni degli istituti tecnici, provenienti da una ventina di corsi di laurea diversi (con una curiosità: un laureato in Ingegneria può insegnare matematica e fisica al biennio del liceo ma non alle medie). A49 è quella dei prof di matematica e fisica del triennio (in questo caso valgono solo la laurea in Matematica, Fisica, Astronomia e Discipline Nautiche).

Rischio annacquamento delle competenze
Con la revisione avviata oggi, vengono accorpate e semplificate quelle esistenti (che passano da 168 a 114) e ne vengono introdotte di nuove. Ad esempio vengono accorpate elettronica ed elettrotecnica; la nuova classe di tecnologie e tecniche della comunicazione ne accorpa ben sei di quelle attualmente in vigore e le classi di concorso di arte sono state accorpate per settore produttivo. Lo scopo? «Una maggiore fungibilità dei docenti: l’accorpamento consente di aumentare il numero di posti per classe di concorso e il tasso di sostituibilità degli insegnanti», spiega il comunicato di Palazzo Chigi. In altre parole, lo stesso docente potrà insegnare ancora più materie di quelle tre o quattro alle quali già adesso è abilitato dalla propria classe di concorso. Con il rischio, però, di un annacquamento delle competenze, soprattutto per le materie tecnico-scientifiche. Non sempre infatti un prof utilizzato per insegnare una materia affine alla propria ha davvero le competenze necessarie per farlo.
Nuove classi di concorso
Fra le 11 nuove classi di concorso c’è l’insegnamento nella scuola secondaria di I e II grado, fra cui la A23, Lingua italiana per discenti di lingua straniera (il cosiddetto Italiano lingua due di cui la legge 107 sulla Buona Scuola prevede il potenziamento), e alcune classi relative a nuovi indirizzi della scuola di secondo grado come quello musicale e coreutico (Tecnica della danza classica, Tecnica della danza contemporanea, Tecniche di accompagnamento alla danza, Tecnologie musicali, Teoria analisi e composizione). Vengono anche introdotte due nuove classi di concorso che riguardano posti di insegnante di materie tecnico-pratiche.
Il ministro Giannini: «Primo passo per il prossimo concorso»
«La revisione delle classi di concorso è il primo passo per poter avviare le procedure del prossimo concorso per insegnanti - dichiara il Ministro Stefania Giannini - Dopo il Piano straordinario di assunzioni di quest’anno torneremo infatti a bandire regolarmente concorsi per entrare nella scuola». Uno ogni tre anni a partire dal prossimo che verrà indetto entro il primo dicembre 2015.
Laureati in Scienze politica in cattedra
Con l’adeguamento delle classi di concorso ai nuovi ordinamenti universitari, alcune categorie di laureati finora escluse dall’insegnamento di materie coerenti con il loro piano di studi potranno accedere agli specifici percorsi abilitanti. Ad esempio i laureati in Scienze politiche potranno insegnare discipline giuridiche ed economiche (diritto ed economia sono anch’esse due materie di cui la legge 107 prevede il potenziamento). L’iter del Regolamento prevede ora il passaggio in Conferenza Unificata, al Consiglio di Stato, nelle Commissioni parlamentari e per il via libera definitivo, nuovamente in Consiglio dei Ministri.

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