lunedì 18 aprile 2016

POLITICHE DELLA SCUOLA. ITALIA. ANALFABETISMO. G. FREGONARA, Ocse Piaac, in Italia un adulto su 4 riesce a leggere solo frasi brevi, CORRIERE DELLA SERA, 18 aprile 2016

Una notizia positiva e una molto negativa. Sono i risultati di «Adults skills in Focus» di marzo, pubblicato dall’Ocse-Piaac nei giorni scorsi. Quello che emerge dall’ultimo studio è che gli analfabeti come si consideravano un tempo, cioè le persone che non sanno neppure leggere il proprio nome o associare un oggetto disegnato al sostantivo scritto, non esistono quasi più. 



Anche chi è considerato tra coloro che non sanno né leggere né scrivere, oggi possiede nel 90 per cento dei casi, almeno le conoscenze di base per leggere singole parole o frasi semplici. Purtroppo in Italia il numero di adulti – cioè di persone tra i 16 e i 65 anni – che si trova in questa condizione è ancora altissimo secondo i dati pubblicati due anni fa e usati nel nuovo studio: il 28 per cento. Secondo i dati del 2013 soltanto la Spagna tra i 24 Paesi che aderiscono al programma Ocse-Piaac è messa peggio di noi. Anche se negli Stati Uniti, che hanno una percentuale minore di «analfabeti» il livello di lettura e di comprensione è più basso che in Italia.


I nuovi analfabeti
La capacità di leggere e scrivere in stampatello tuttavia non serve a granché nella vita attiva, se non a non sentirsi spaesati nel proprio vivere giornaliero. E’ risaputo e dimostrato proprio dai vari studi Piaac che uno degli handicap maggiori, non solo per trovare lavoro, ma addirittura per poter usufruire dei servizi pubblici – dalle cure mediche al welfare - è proprio l’incapacità di comprendere ed esprimersi . I veri danni per i «nuovi analfabeti» restano molto gravi. Considerato che anche quando le loro risposte ai test sono giuste impiegano il doppio del tempo per elaborare rispetto a quanti hanno almeno le competenze di base, cioè a quanti sono un gradino più istruiti, è facile capire come questo 28 per cento di italiani resti escluso da qualsiasi attività sociale, politica e anche da qualsiasi possibilità di miglioramento economico e di partecipazione. Questo nuovo studio diventa un campanello di allarme sopratutto per le politiche di educazione anche per gli adulti, troppo spesso dimenticate nei programmi ministeriali e nelle richieste di finanziamento. Naturalmente sono soprattutto i più anziani ad essere meno istruiti e gli immigrati di prima generazione, che arrivano nel nostro Paese già adulti o dopo la scuola dell’obbligo. Per la metà di loro la comprensione di concetti semplici resta una sfida troppo difficile. «A questo si aggiunge il rischio che, vista anche la difficoltà di leggere e comprendere, queste piccole capacità – spiega Francesca Borgonovi, ricercatrice Piaac – vengano poco usate nella vita di tutti i giorni e a poco a poco si riducano».

Nessun commento:

Posta un commento