domenica 26 giugno 2016

LA BUONA SCUOLA E IL RIFIUTO DELLA MERITOCRAZIA A BOLOGNA. I. VENTURI, Il bonus scuola lo restituiremo”: la rivolta dei prof a Bologna, LA REPUBBLICA, 26 giugno 2016

BOLOGNA - Il bonus? "No grazie". Piuttosto sarà restituito alla scuola, per progetti dedicati agli alunni più deboli. "Noi non lo accetteremo". È il gran rifiuto degli insegnanti al premio previsto dalla riforma della Buona scuola per quelli che saranno giudicati migliori nei propri istituti. Nella settimana calda dei collegi dei docenti, prima delle vacanze, dove si decide appunto del riconoscimento, monta la protesta a Bologna. Una contestazione che parte dalla periferia, dall’istituto comprensivo cittadino più grande, il numero 14, a Borgo Panigale e Casteldebole: cinque elementari, le medie Volta, 1.358 alunni, il 28 per cento stranieri, 177 insegnanti. Qui giovedì scorso, all’ultimo collegio dei docenti, in 72 hanno firmato la “dichiarazione di indisponibilità a ricevere il bonus”.



Una sorta di dichiarazione di indipendenza della scuola pubblica che si sente attaccata nelle fondamenta: la collegialità, la libertà di insegnamento. "Siamo contrari al sistema di valutazione introdotto dalla legge 107 perché comporta uno sterile aumento della competizione individuale tra gli insegnanti — si legge nel documento dell’Ic 14 — determina una forte gerarchizzazione e aziendalizzazione della scuola pubblica e spinge i docenti a uniformare la didattica". Una protesta che si sta allargando a macchia d’olio anche in altre scuole, come alle primarie Romagnoli e Longhena, a Monte San Pietro, all’istituto Aldrovandi-Rubbiani.

All’istituto comprensivo 20, in Santo Stefano, la richiesta dei docenti è di dare il premio a tutti, in "modo egualitario, anche perché i criteri per la distribuzione sono usciti ad anno scolastico finito". Al tecnico agrario Serpieri, dove è stato deciso che chi vuole il premio deve fare domanda entro fine mese, una quindicina di docenti hanno deciso, in assemblea sindacale, di fare appello ai colleghi: "Non presentatela". I motivi di contrarietà stanno nella "concezione aziendalistica della scuola pubblica che la riforma introduce" e in un premio "che indebolisce la concezione cooperativa alla base della scuola della Repubblica, introduce criteri contrari al la libertà di insegnamento". Insomma, sì alla valutazione, ma non così. "La nostra è una scelta di coerenza — spiega la docente dell’Ic 14 Romana Veronesi — Non ci sottraiamo al giudizio, i dirigenti già ora possono dire se uno lavora bene o male oppure venga un esperto in classe mentre facciamo lezione. Vogliamo che questi soldi vadano a migliorare la scuola, a sostegno degli alunni più deboli".

Il governo ha stanziato 200 milioni per i bonus affidando a comitati di valutazione (dove siedono docenti, studenti e genitori) di stabilire i criteri e poi affidare l’ultima parola ai presidi. Il fondo ancora non è stato distribuito, si stima dai 15 ai
 26mila euro a istituto, per un bonus da 500 sino a 1.500 euro (non poco per chi ha stipendi bassi, bloccati da anni). Le regole per assegnare il bonus sono le più diverse, una giungla: dai questionari compilati dagli studenti, agli incarichi extra, ma anche la segnalazione di colleghi e genitori, definita "inquietante" dai prof. "Un meccanismo sbagliato perché mette i docenti uno contro l’altro", avverte Francesca Ruocco, della Flc-Cgil.

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